Storia ed evoluzione dell’harness

Le origini

Armatura di cuoio (Martirio di Sant’Orsola, Hans Memling, 1489)

Le origini dell’harness (letteralmente: imbracatura) si possono far risalire alle antiche civiltà che hanno utilizzato il cuoio (materiale flessibile e resistente) in ambito militare e per tenere sotto controllo gli animali.

Ancora oggi harness di cuoio sono utilizzati come finimenti e testiere per i cavalli e, più raramente, come imbracature dell’intero corpo dell’animale cui attaccare veicoli (è curioso notare come dal mondo dell’allevamento del cavalli derivi un altro iconico capi di abbigliamento leather e fetish: i chaps).

Ricostruzione di un harness medioevale in cuoio

L’uso del cuoio in ambito militare ha una lunghissima tradizione che risale a millenni fa; abbinato o meno a placche di metallo e cotte di maglia, il cuoio è servito a creare armature per soldati almeno fino alla diffusione delle armi da fuoco (quanto è diventato poco utile perchè non in grado di fermare o contrastare i proiettili).

Oltre che per costruire intere armature, il cuoio è stato utilizzato in ambito militare come elemento di sostegno per protezioni (solitamente di metallo) e/o per sorreggere armi (spade, pugnali e altro), avvicinandosi in questo modo all’uso “moderno”.

Un utilizzo piuttosto comune è quello di una striscia di cuoio che sorregge la cintura (passando diagonalmente attraverso le spalle) ed impedisce alla cintura stessa di scivolare verso il basso (specie se porta attaccati oggetti od armi): è un utilizzo diffuso fino ai nostri giorni (comune, ad esempio, in molte uniformi della Seconda Guerra mondiale) e che ha dato origine ad un altro capo iconico del mondo fetish, la cintura “Sam Browne“.

L’utilizzo di strisce di cuoio come imbracatura per sorreggere le armi è peraltro perdurata fino ai nostri giorni: harness ascellari (di cuoio od altro materiale) fanno parte ancora oggi delle dotazione di molte forze di polizia e sono utilizzati per tenere la pistola (o altre armi) aderenti al corpo.

 

La comparsa dell’harness nella cultura gay leather e fetish

L’harness è, oggi, una capo di abbigliamento largamente diffuso, in molte varianti, all’interno della comunità gay (e non solo); ma quando, dove e perchè ha fatto la sua comparsa?

Quando

Peter Berlin – Autoritratto con harness

Non esiste un “atto ufficiale” di nascita dell’harness; si può quindi “solo” cercare di stabilire un termine entro il quale, sicuramente, è comparso sulla scena leather.

Una ricerca effettuata da Mel Leverich negli archivi del Leather Archives & Museum di Chicago (si veda “The Lost history of the leather harness“) mostra che ad inizio anni 70 l’harness è assente dai primi cataloghi di abbigliamento ed oggestistica gay leather, compare nel 1972 (come harness di catene) e nel 1976 è (ampiamente) presente come leather harness.

In Europa, Vivienne Westowood (artista sempre molto vicina alla cultura punk e underground) mette in mostra un harness nel suo shop “SEX” di Londra all’incirca nel 1975 (si veda “A tribute to Jordan“).

Gli anni ’70 vedono alcuni iconoci protagonisti della cultura Leather: Robert Mapplethorpe, Peter Berlin e, ovviamente, Tom of Finland. Nelle opere “leather / fetish” di Mapplethorpe (fine degli anni ’70) l’harness è completamente assente così come nelle fotografie di Peter Berlin (si ricorda solo un suo autoritratto con harness, peraltro dalla fattura piuttosto inconsueta); parimente, l’harness è assente in tutti i lavori di Tom of Finland fino alla fine degli anni ’70 (inizierà a comparire negli anni ’80, in opere come Finlandinization 1 del 1985).

In definitiva, tutti gli indizi portanto a concludere che l’harness, come noi lo conosciamo, è comparso nella scena gay leather ad inizio degli anni ’70.

Dove

La risposta a questa domanda è piuttosto facile, ed è contenuta nei riferimenti già visti sopra: senza dubbio negli Stati Uniti, ma con un rapido passaggio in Europa.

Perchè

Esistono molte teorie sul perchè l’harness sia passato dal mondo militare alla cultura gay leather statunitense degli anni ’70:

  • Alcuni citano la consuetudine con l’abbigliamento militare maturata con la Seconda Guerra Mondiale;
  • Altri il contatto (avvenuto sempre durante la Seconda Guerra Mondiale) con la cultura giapponese (I samurai usavano imbracature di pelle per sorreggere la spada);
  • Altri ne ipotizzono un primo utilizzo in ambito master/slave (specie l’harness fatto di catene) come stumento con cui il master “lega” lo schiavo.

 

La diffusione nella comunità gay leather

Glenn Hughes dei Village People (in abiti “di scena”)

E’ dunque a partire dagli anni ’80 che l’harness inizia ad essere diffusione nella comunità gay leather e fetish ed a diventare in capo identitario, capace cioè di trasmettere l’appartenenza ad una comunità.

Se ne trova traccia anche nella cultura mainstream, ad esempio nell’abbigliamento di Glenn Hughes dei Village People (che spesso indossava un harness di catene sotto il giubbotto di pelle), nelle opere di Tom Of Finland degli anni ’80 (come la già citata Finlandinization 1) e in Freddy Mercury dei Queen che portò l’harness sul palco nel 1979 (si vedano le pagine centrali dell n.205 di Circus Magazine del 1979)

Copertina di Drummer – N. 10 – 1976

A partire dall’iconica copertina del numero 10 (1976), Drummer (magazine di riferimento per la comunità gay leather) mostra sempre più spesso, sia in copertina che all’interno, immagine di uomini in harness.

Le gallerie presenti sul sito di International Mister Leather (ed in particolare quelle relative ai primi anni del concorso) testimoniano la rapida diffusione ad inizio del anni ’80 dell’harness come elemento fortemente identitario e rappresentativo.

Da allora, la diffusione dell’harness nella comunità gay leather non conosce sosta; la sua diffusione è dovuta, probabilmente, sia alla forte valenza identitaria sia al basso costo (almeno se comparato ad altri capi di abbigliamento leather), alla facilità con cui lo si può indossare e, non ultimo, all’immagine di forza e mascolinitò (ma anche, a seconda dei casi, di sottimissione) che trasmette.

E’, anche, un capo estremamente versatile che permette infinite variazioni sul tema: full harness (semmai collegato ad un cok ring), chest harness, shoulder harness; in pelle, gomma o catene; a petto nudo o sopra una camicia bianca (o solo intravisto sotto un giubbotto di pelle).

In poche parole: ad ognuno il suo harness!

 

 

 

Il nuovo millennio: evoluzione e sdoganamento

Dancefloor del gay techno party australiano “Extra Dirty”

Con il nuovo millennio l’harness, proprio grazie alla sua versatilità, inizia a diffondersi anche fuori dalla comunità gay leather. Assurto (suo malgrado?) a simbolo di mascolinità ed apprezzato per la sua capacità (specie nella versione chest harness) di sottolineare ed evidenziare i pettorali, l’harness diventa un must di molti disco-party gay (soprattutto con musica techno).

Timothée Chalamet con un harness di Luis Vuitton ai Golden Globe

In questo processo di diffusione l’harness assume nuove forme e colori: le bande colorate che si erano diffuse negli anni 90 seguendo gli hanky code danno luogo a versioni completamente colorate e, anche, a harness fluo che si illuminano sulle piste da ballo.

L’harness ha iniziato un nuovo percorso: non più elemento identitario della comunità gay leather, ma “semplice” capo di abbigliamento: prima nella comunità gay tout-court, poi in quella più generalmente queer (Lady Gaga docet) per diventare, infine, una capo mainstream, presente nella collezioni di molti stilisti.

Siamo ben lontani, ormai, dal capo identitario della comunità gay leather e BDSM; eppure le varie versioni (leather/bdsm, dance/techno, fashion) convivono e, usate in contesti diversi, testimoniano della versalità di una capo nato millenni fa con tutt’altri scopi.